mercoledì 23 settembre 2009

lunedì 21 settembre 2009

I "Matti per il calcio" sono ... varesini

Ottima prestazione della squadra varesina ASD Cittadini del Mondo ( dipartimenti della salute mentale) che si è imposta al torneo nazionale


La rappresentativa varesina ASD Cittadini del Mondo , nata nell’ambito dei dipartimenti di salute mentale delle aziende ospedaliere della provincia di Varese, ha partecipato per il terzo anno alla manifestazione nazionale “matti per il calcio” organizzata da UISP nei giorni 17/19 settembre a Montalto di Castro (VT).
I nostri atleti/e hanno vinto il trofeo nazionale in palio con un comportamento esemplare , vittorie nette e grande passione , un esempio di quanto l’attività sportiva possa diventare strumento di “inclusione” abbattendo i troppi pregiudizi su patologie invalidanti.
Di seguito l’articolo scritto da un nostro atleta, un giovane paziente che per alcuni giorni ha vissuto una esperienza di sicuro indimenticabile, a riprova che “ basta poco” per superare barriere e steccati eretti sul cammino di chi vive in un mondo dove si è etichettati come “diversi”.
UISP Varese
Franco Zanellati

Dal 17 al 19 settembre 09 si è svolta a Montalto di Castro (VT) la terza edizione del torneo nazionale di calcio a 7 “matti per il calcio” organizzato da UISP unione italiana sport per tutti.
Le squadre dei vari dipartimenti di salute mentale provenienti da gran parte delle Regioni Italiane si sono sfidate in 4 gironi di 4 squadre, le prime classificate sono passate in semifinale.
Ha partecipato all’evento anche il sodalizio di Varese che dopo il torneo provinciale UISP della scorsa primavere ha selezionato i giocatori che hanno partecipato all’evento nazionale con la ASD Cittadini del Mondo.
La rappresentativa varesina ha terminato il girone a punteggio pieno vincendo con Genova 5-0, con Firenze 6-2 e con L’Aquila 4-1.
Sia dentro che fuori dal campo i ragazzi e ragazze di Varese hanno fatto gruppo (35 persone) , il comportamento corretto di tutti e l’energia positiva che aleggiava nell’aria ha fatto la differenza.
Infatti la rappresentativa varesina ASD Cittadini del Mondo si è distinta con un secco 4-1 nella gara di semifinale contro “Libera” di Roma, la finale disputata con “il Tucano” di Roma ha sigillato con un 2-1 il meritato trionfo.
Indescrivibile la gioia degli operatori,giocatori e tifosi al seguito, una giornata che rimarrà impressa nella mente di tutti noi, il tripudio è scaturito con la consegna del trofeo per il primo posto, una esperienza semplicemente meravigliosa.
Roberto

mercoledì 16 settembre 2009

assolutamente da guardare

http://www.youtube.com/watch?v=WEiy-hey3qM&feature=email

martedì 15 settembre 2009

La schizofrenia


Introduzione
La schizofrenia si può considerare il cuore della psichiatria, non nel senso della maggiore diffusione (i disturbi più frequenti sono quelli depressivo e ansioso),ma e’ il disturbo centrale dal punto di vista psicopatologico e concettuale.
Entriamo in un campo in cui non vi e’ similitudine con i nostri processi mentali abituali, come avviene invece nei disturbi depressivo e ansioso. Infatti il depresso rappresenta un’esagerazione patologica di un sentimento che tutti conosciamo (la tristezza), l’ansioso presenta un’esagerazione di una condizione psicologica che noi tutti proviamo (la paura, la reazione di allarme e difesa); nella schizofrenia invece i vissuti propongono un funzionamento mentale qualitativamente alterati.

Definizione (lucido 1)
Letteralmente significa “mente divisa” (dal greco: σχιζειν, dividere e φρην, diaframma ritenuto la sede della mente-).
Il termine e’ stato coniato da Bleuler (grande psichiatra di fine ‘800) e sta ad indicare che in questa patologia vi e’ un disturbo di fondo (la scissione dei processi mentali, cioè la mancanza da parte della mente umana della capacita’ di procedere in maniera lineare) da cui derivano tutti gli altri disturbi.
Si ritiene oggi che questo disturbo derivi da danni molto precoci nello sviluppo ,che si verificano durante la differenziazione delle cellule nervose della primitiva corda neurale (da cui deriva il sistema nervoso centrale) e che resta latente senza causare grossi problemi (o comunque problemi molto fini) per poi esplodere, in genere in età adolescenziale.

Psicopatologia (lucido 2)
1) Alterazione dell’identità dell’Io
La costruzione mentale tipica dell’uomo (e forse anche dei primati superiori) e’ costituita da due punti fondamentali: l’Io e il Sè:
• L’Io (il “cogito” cartesiano)
Caratterizza la nostra identità, che si mantiene nel tempo, nello spazio e in situazioni affettive diverse.
Ci permette di avere dei ricordi non slegati dal nostro concetto di identità, di pensare di essere un qualcosa (non sappiamo bene cosa) che è nato un certo giorno, che è andato avanti, che ha fatto delle esperienze, ecc.
E’ una funzione cerebrale legata particolarmente ai lobi frontali, ma non solo, tipica della specie umana.
• Il Sé
E’ l’immagine di noi stessi, su cui formuliamo dei giudizi, abbiamo dei vissuti
Questa dialettica Io/Sè costituisce il punto di riferimento costante di tutte le nostre
esperienze mentali.

La schizofrenia presenta:
I. Confusione o perdita di coesione del Sè nel tempo e nello spazio: è danneggiata la Dialettica Io/Sè e quindi l’esistenza stessa della persona umana in quanto essere autonomo, pensante e vivente. Il disturbo che ne deriva è maggiore di quelli dovuti ad alterazioni delle singole funzioni psichiche.
Si ha quindi un’alterazione di questo riferimento ultimo dell’Io e del Sé, da cui la
denominazione “mente divisa”.
II. Confusione o perdita dei confini tra mondo interno ed esterno.
Questo è molto grave: infatti se alla perdita dell’identità dell’Io nel corso del tempo e della coesività del Sè (cioè una frammentazione dei vissuti) si aggiunge un’incertezza dei confini tra cosa ci appartiene e cosa no, si ha un quadro clinico caratterizzato da allucinazioni e deliri.
Le allucinazioni sono percezioni senza oggetto.
I deliri tipici di questa patologia sono quelli di riferimento, persecuzione, furto del pensiero ( in cui il pz. si sente derubato dei suoi contenuti), inserzione del pensiero (in cui il pz. pensa che qualcun altro possa comandare, impostare e prevedere le sue operazioni mentali), da cui deriva una terribile angoscia, che è il sentimento più caratteristico sul piano emotivo dello schizofrenico.
Siamo quindi di fronte alla più grave e massiccia disgregazione della mente umana.

Tuttavia non bisogna pensare al pz. schizofrenico come ad un soggetto privo della capacità di ragionamento abituale o in una condizione demenziale (che in realtà può rappresentare un punto di arrivo in casi molto ristretti e oggi rari grazie alle terapie).
Il pz. inserisce (in modo cronico o a poussée) questa modalità di processi psichici in parallelo ad una modalità di processi psichici normali: i sintomi saranno presenti solo riguardo a certi contenuti.
In conclusione si ha una mente patologica che coesiste con un funzionamento integro: si può parlare a lungo con uno schizofrenico senza accorgersi della sua patologia.

2) Disturbo dei processi di pensiero
Alterazione di:
I. Costruzione di pensiero secondo le regole della sintassi
Si hanno alterazioni di equivalenza del predicato
Es: “Il cavallo corre, l’uomo corre “ “L’uomo è un cavallo”.
II. Adesione ai contenuti di pensiero di base condivisi dal proprio milieu culturale e sociale.

3) Incoerenza affettiva secondo i criteri del buon senso comune
Es: Pianto che accompagna un contesto neutro o allegro, dovuto al fatto che l’affettività non è più in coerente adesione con l’attività logica.

Sintomi
(lucido 3)
Sono presenti diverse classificazioni delle sindromi schizofreniche, ma la più utilizzata oggigiorno anche ai fini della terapia è quella proposta da Jackson, che fa capo ad un sapere neurologico, e che si basa sulla distinzione tra sintomi positivi e sintomi negativi.

1) Sintomi positivi : eccesso e distorsione di una funzione
- Allucinazioni: percezioni senza oggetto.
- Deliri: pensieri patologici fuori dal giudizio di realtà che non recedono alla critica né all’esperienza.
Deliri e allucinazioni non sono del tutto caratteristici della schizofrenia, ma sono riscontrabili anche nei disturbi dell’umore gravi (depressioni, manie, euforie),nelle demenze, nella confusione mentale.”
Tuttavia nello schizofrenico soprattutto i deliri raggiungono dei caratteri tipici: sono costruzioni complesse e ingegnose, ricche di particolari.
In genere non si tratta quindi di deliri grossolani, ma raffinati e sottili, che presentano alcune tematiche peculiari:
- Deliri di persecuzione: il pz. si immerge nella convinzione di essere oggetto di studio da parte di organizzazioni, di società, dei familiari, dei curanti.
- Deliri scientifici
- Deliri somatici: per esempio il pz. può riferire che il suo corpo è fatto in modo speciale o che è pilotato de macchine.

N. B.1: ci sono delle situazioni che il pz interpreta in modo particolare.
Un esempio è rappresentato dalla televisione: il pz può pensare che lo speaker
del telegiornale nel dare le notizie in maniera molto sottile faccia riferimento al
pz stesso, lo avverta di certi pericoli, lo minacci, ecc.

N.B. 2: a proposito dei deliri distinguiamo tra:
- intuizione delirante: secondo gli psicopatologi classici parte primitivamente da “un’atmosfera delirante”. E’ la diretta conseguenza dei processi di disintegrazione dell’Io e del Sè
Es: “L’aula di medicina è in realtà sede di una riunione della CIA”.
- interpretazione delirante (delirio secondario ad elementi allucinatori): sono delle interpretazioni di percezione in cui il pz. vede delle cose e le riorganizza.
Es: “Il postino passa sempre alla stessa ora: sarà veramente un postino? Perché passa sempre alla stessa ora? Mi ha guardato? Perché mi ha guardato? Cosa voleva dirmi?”

- Disturbo del pensiero formale positivo: ormai raro grazie alle terapie.
- Comportamento bizzarro: il pz schizofrenico compie spesso delle azioni che per noi sono prive di senso, ma che per lui hanno un significato preciso.
Es:

▪ il pz gira per casa con aria sospettosa per controllare che non ci siano microspie;
▪ il pz non va più a lavorare perché si sente osservato e spiato;
▪ il pz non mangia più determinati cibi perché pensa che siano avvelenati.
Applicando queste sue interpretazioni deliranti a vari aspetti (giornali, televisione,
casa, cibi, lavoro) progressivamente il pz neutralizza le sue possibilità di vita.

2) Sintomi negativi :perdita o diminuzione di una funzione.
In genere fanno seguito ai sintomi positivi e portano il pz (sulla scorta delle sopracitate limitazioni e interpretazioni sbagliate) a rinunciare al suo mondo, passando intere giornate nella propria camera, facendosi portare il cibo, ascoltando tutto il giorno la stessa canzone o lo stesso ritornello, ecc.
Tra i principali sintomi negativi ricordiamo:
- Alogia.
- Appiattimento affettivo.
- Abulia.
- Anedonia.
- Deficit dell’attenzione.

Questi sintomi ricordano l’episodio depressivo: è infatti molto difficile all’atto pratico fare una diagnosi differenziale tra depressione grave in corso di schizofrenia e sintomi negativi primari. Prima dell’avvento dei nuovi antipsicotici questi sintomi si trattavano con l’abbinamento di farmaci antidepressivi e neurolettici per sbloccare tali aspetti che diventano poi più gravi.

Il dibattito sulla psicopatogenesi della schizofrenia è centrato su due diverse interpretazioni:
- secondo alcune scuole è il disturbo fondamentale di perdita delle associazioni che provoca tali sintomi;
- secondo altre viene negata l’esistenza della schizofrenia, non come quadro sintomatologico, ma come disturbo di fondo: la schizofrenia è il risultato di una serie concomitante di alterazioni di tutte le funzioni psichiche e di una grave compromissione del funzionamento mentale fino alla disgregazione dell’Io e del Sé (cammino opposto rispetto alla teoria precedente).
Non esiste perciò un cuore psicopatologico tipico della schizofrenia, ma una sommatoria di aspetti di disturbi depressivi, del pensiero, della percezione, di ansia.
Non vi sono neanche particolari punti a cui attaccarsi per sposare l’una o l’altra impostazione; d’altronde sul piano clinico ciò è abbastanza indifferente.

Il colloquio con il pz. schizofrenico è molto difficile, ambiguo, carico di ansie per il medico a differenza di quello con tutti gli altri pz. psichiatrici. Ciò è dovuto al fatto che il soggetto trasmette le sue pulsatilità e perplessità profondissime con un continuo ribaltamento delle situazioni. Per fare un paragone agevole lo si può considerare un’estremizzazione di un colloquio con un adolescente molto difficile.
E’ bene inoltre che nel colloquio il medico si mantenga neutro e rispettoso: non bisogna perciò né contraddire e polemizzare con il pz. né assecondarlo e “andargli incontro” (potrebbe pensare che lo si voglia truffare); bensì ammettere che gli eventi e le sensazioni riferite dal pz. siano possibili ma improbabili in quanto leggermente bizzarri.

I dati neurobiologici propendono per una partenza biologica più antica e strutturalmente importante rispetto alle altre patologie psichiatriche.

Epidemiologia (lucido 4)
In Italia si contano 600mila pz. schizofrenici (infatti la prevalenza lifetime è 0.5-1.5%).
Accanto ai problemi terapeutici ciò implica un risvolto assistenziale, sociale ed economico notevole. Comporta inoltre un peso per la famiglia del pz. (che è improduttivo), nonostante siano presenti degli aiuti sotto forma di strutture e comunità.
Non è una patologia “da studio privato” ma da strutture specialistiche, in quanto il pz. necessita di assistenza continua, riconoscimenti ufficiali, provvedimenti pensionistici, protocolli terapeutici molto precisi,…
Il ruolo del medico è quindi quello di fiancheggiare, consigliare e sostenere il pz. e la sua famiglia.

Età d’esordio: ♂ più precoce (15-25 aa);
♀ più tardiva (20-30 aa).

Ereditarietà (lucido 5)
L’ereditarietà condiziona la vulnerabilità: infatti affinché si sviluppi la malattia sono necessari sia l’ereditarietà sia un “vulnus”(=ferita) ad un certo punto della vita (ad esempio una condizione stressante). Ciò è avvalorato dal fatto che la concordanza fra i gemelli omozigoti non arriva mai al 100% ( in media 50%, in altri studi anche 60-70%).

Terapia
Accanto alla terapia farmacologica e a provvedimenti generici sociali, sono presenti programmi di psicoriabilitazione, volti a fare in modo che il pz. non sia improduttivo e portato a ricadere nei suoi contenuti deliranti: nelle comunità sono infatti organizzate attività artistiche, di disegno, di giardinaggio,…

Decorso (lucido 6)
- Episodico senza sintomi residui intercritici: negli intervalli liberi dalla malattia il pz. può rendersi conto della sua condizione e diventare collaborativo (situazione molto favorevole). Durante gli episodi invece non vi è coscienza (capacità di intendere e volere): può essere quindi necessario il trattamento sanitario obbligatorio (T.S.O.).
- Episodico con sintomi residui intercritici
- Continuo: in genere non florido, è presente un delirio di fondo e il pz. rimane strutturato su di esso. Vi sono momenti con un velo di critica.
- Episodio singolo con remissione parziale
- Episodio singolo con remissione totale

Se ne deduce quindi che la consapevolezza della malattia da parte del pz. dipende dalla fase in cui si trova.

Prognosi (lucido 7)
- Fattori prognostici favorevoli
- Buon funzionamento premorboso: in realtà questo è un dato superato, perché oggi si ritiene che l’impatto con la malattia sia abbastanza simile in tutti i pz. Distinguiamo però tra schizofrenia e psicosi d’innesto: quest’ultimo è un quadro psicotico che si inserisce su una insufficienza mentale che può per un breve periodo proteggere il pz. dalla sofferenza dovuta alla consapevolezza della sua malattia.
- Esordio acuto.
- Età d’esordio tardiva (schizofrenia paranoidea).
- Sesso femminile.

- Fattori prognostici sfavorevoli
- Sintomi disorganizzati.
- Esordio subdolo.
- Esordio precoce.
- Scarso supporto psicosociale: più della condizione economica è importante per il pz. la vicinanza a strutture organizzate.
- Familiarità.

sabato 12 settembre 2009

STUDI SUI DISTURBI MENTALI

In criminologia si è cercato di stabilire una correlazione tra malattia mentale e crimine. Accurate indagini cliniche e ricerche di tipo epidemiologico e statistico hanno dimostrato che la maggior parte dei delinquenti non presenta disturbi psichici di rilievo e che i malati di mente non commettono reati in percentuali superiori alle persone normali.

EVOLUZIONE STORICA DEL CONCETTO DI MALATTIA MENTALE
In epoche antecedenti all’Illuminismo, le gravi anomalie della condotta di certi individui e l’incomprensibilità del loro comportamento furono intesi come espressione di una malattia o come effetto di una possessione demoniaca.
Dopo l’epoca illuministica, ai primi dell’800, col nascere della psichiatria, la follia fu ritenuta in modo inequivocabile malattia della mente e come tale curabile.
La malattia mentale non era altro che un difetto della volontà e dell’autocontrollo e doveva essere curata con quella che fu denominata terapia morale, ossia con sistema educativo e pedagogico. Il pazzo doveva essere rieducato al vivere sociale.
Con lo sviluppo delle scienze mediche la malattia mentale fu considerata come una qualsiasi altra malattia organica che colpiva il cervello anziché gli organi; il malato pertanto doveva essere ricoverato in appositi ospedali, i manicomi, affinché fosse curato e custodito.
La psicoanalisi rivoluzionò ancora il concetto della malattia mentale con l’affermare che esistono malattie della psiche dovute a cause soltanto psicologiche, e non necessariamente a cause organiche. Il pazzo non fu più considerato come un individuo radicalmente diverso dagli altri, ma un uomo sofferente che non aveva retto ai conflitti del vivere e che poteva essere aiutato con strumenti psicoterapeutici. L’avvento degli psicofarmaci, per prima la cloropromazina (1952) demolì per sempre il mito dell’incurabilità dei disturbi mentali. In Italia nel 1978 ci fu l’abolizione degli istituti psichiatrici, sostituiti da presidi psichiatrici o da reparti psichiatrici negli ospedali comuni, per degenze di breve durata.

RILEVANZA DEI DISTURBI MENTALI AI FINI DELLA RESPONSABILITA’
Premesso che il disturbo psichico non comporta una maggiore inclinazione a compiere delitti, ci si deve occupare del problema della responsabilità da attribuire al malato di mente che commette un reato.
La questione è stata affrontata dai codici moderni secondo 3 indirizzi:
il metodo puramente psicopatologico, che considera non punibili i malati che abbiano commesso un reato soltanto se affetti da quelle determinate malattie indicate nei codici quali, ad es, psicosi, ritardo mentale e demenza;
il metodo esclusivamente normativo, secondo il quale il soggetto non è responsabile se al momento del fatto era incapace di intendere e volere, prescindendo dall’esistenza di una malattia psichica;
il metodo psicopatologico normativo, che consiste nell’accertare prima la presenza di un’infermità psichica e di valutare poi l’incidenza sulla capacità di intendere e volere al momento del delitto consumato.
Quest’ultimo metodo è quello accettato dalla maggior parte dei paesi europei e dal codice penale italiano. Ai fini della valutazione della responsabilità, il nostro codice va oltre prevedendo le 2 ipotesi del vizio parziale e totale di mente a seconda che l’infermità escluda o limiti la capacità di intendere e di volere.

RELAZIONE TRA DISTURBI MENTALI E PERICOLOSITA’
Statisticamente i malati di mente non commettono più delitti di quanti ne commettano i sani e per quanto concerne la pericolosità, molti studi criminologici hanno accertato la scarsa correlazione tra malattia mentale e pericolosità.
In ogni caso la pericolosità va accertata caso per caso.
Per quanto concerne l’insufficiente prevenzione va detto che la psichiatria ha dei limiti sulle possibilità di previsione della futura condotta violenta di una persona normale, figuriamoci di un malato di mente. E non può che rispondere con prognosi riservata ossia gravata da molte incognite se richiesta di esprimere il giudizio sulla probabilità di commettere nuovi fatti previsti dalla legge come reati che è il concetto di pericolosità sociale previsto dal nostro codice penale l’art 203.

RELAZIONE TRA INTELLIGENZA E CRIMINALITA’
Il ritardo mentali si caratterizza per un insufficiente sviluppo dell’intelligenza rispetto alla media, che comporta inadeguatezza o incapacità nell’adattamento sociale.
Tale capacità dipende dall’entità del disturbo; vi sono forme lievi e forme gravissime per le quali l’autonomia è impossibile anche per le funzioni più elementari.
Le cause del ritardo mentale sono di natura biologica, insorgono fin dalla nascita e impediscono il maturarsi dell’individuo. Le alterazione celebrali sono provocate da malattie varie, da infezioni dell’encefalo, da anomalie cromosomiche.
Per quanto concerne il rapporto tra intelligenza e criminalità, nel caso di insufficienze gravissime, il rapporto è nullo perché questi malati non partecipano alla vita sociale e non hanno opportunità di commettere reati. Ad es. i portatori di handicap meno gravi spesso diventano strumenti della criminalità organizzata, sono vittime di sfruttamento, quali il vagabondaggio e la prostituzione. Se commettono reati questi sono di scarsa rilevanza: furti senza astuzia, atti osceni sui minori.
Dal ritardo mentale deve tenersi distinta la demenza, che deriva dal deterioramento progressivo che interviene dopo la maturità; si manifesta con perdite di memoria, di interessi. Sotto l’aspetto criminologico la demenza può dar luogo a comportamenti disturbanti, a condotte impulsive, a reati sessuali di minore gravità. Si tratta in ogni caso di una delittuosità poco rilevante.

LE PSICOSI
Con il termine psicosi si può definire qualsiasi malattia mentale che ponga l’individuo nell’incapacità di comprendere adeguatamente il significato della realtà in cui vive.
Molteplici sono le manifestazioni del fenomeno psicotico come delirio e allucinazione.
Il delirio è un disturbo dei giudizio che consiste nella formazione di idee e convincimenti in netto contrasto con la realtà.
Vi è delirio di persecuzione, quando lo psicotico è convinto contro ogni evidenza che altri stiano tramando contro di lui.
Nel delirio di influenzamento, il malato è convinto che in qualche modo altri influenzino il suo pensiero.
Nel delirio di riferimento, lo psicotico crede che gli altri si riferiscano a lui in modo malevolo, parlando sottovoce, alludendo.
L’allucinazione invece è la convinzione di vedere, udire o avere altre percezioni senza che in concreto esista ciò che si percepisce. Il malato ad es. può vedere animali o figure inesistenti.
Le allucinazioni oltre che visive e uditive, possono essere anche tattili, olfattive e gustative.

LA SCHIZOFRENIA
La schizofrenia è una malattia mentale grave, di solito a decorso cronico o recidivante, caratterizzata da una metamorfosi globale di tutta la personalità che modifica radicalmente l’opinione che l’individuo ha di se e del mondo.
Ai fini criminologici è importante distinguere 2 fasi della schizofrenia: 1) la fase attiva; 2) la fase residuale o cronica.
La fase attiva è caratterizzata da deliri e allucinazioni; in questa fase è probabile che si verifichino azioni violente su persone o cose.
Nella fase residuale il comportamento è più lineare anche se persistono episodi di ritiro sociale; in questa fase vengono commessi reati di poco conto, esibizionismo, ingiurie, disturbi della quiete pubblica.

LA PARANOIA
La paranoia è una sindrome delirante cronica caratterizzata da un delirio sorprendentemente coerente, schematizzato, rigido e immodificabile che però non si accompagna mai ad allucinazioni.
Le varietà cliniche di paranoia si distinguono a seconda dei diversi contenuti dei deliri:
il delirio di persecuzione; il delirio di querela; il delirio mistico-religioso e di riforma; delirio di gelosia e deliri di grandezza.
Sotto il profilo criminologico, il paranoico appare agli altri come persona normale anche perché spesso il delirio appare convincente per l’apparente aderenza alla realtà. Tuttavia i comportamenti del paranoico possono sfociare in reati di vario tipo: dalla querulomania (calunnia, diffamazione, ingiurie) all’omicidio o ferimento del suo presunto persecutore o coniuge ritenuto infedele.

LA DETENZIONE COME CAUSA DI DISTURBI MENTALI
Metodi di detenzione che impongono all’individuo l’isolamento dalla società, la lontananza dagli affetti che la carcerazione comporta, possono provocare lo sviluppo di una afflittività che la carcerazione comporta, possono provocare lo sviluppo di una sintomatologia psichica caratterizzata da ansia e deliri, quasi sempre di tipo persecutorio e talvolta associati a fenomeni allucinatori, come ad es. la sindrome di Ganser, frequente in detenuti in attesa di giudizio per aver commesso gravi reati

PERVERSIONI SESSUALI
Si definiscono perversioni sessuali o parafilie tutti quei comportamenti sessuali che differiscono in modo rilevante da quelli normali, naturalisticamente intesi.
L’anormalità di un comportamento sessuale si può valutare secondo tre aspetti particolari: quello medico, quello sociologico, quello giuridico.
L’aspetto medico-psichiatrico si riferisce alla morbosità delle varie perversioni e dalla loro descrizione; l’aspetto sociologico qualifica come devianti le condotte contrarie al costume di un certo contesto culturale; l’aspetto giuridico identifica le condotte che costituiscono reato e che prevede nel codice.
Dal punto di vista descrittivo si possono proporre due grandi categorie di perversioni sessuali.
Nella prima vi è fondamentalmente la scelta di un oggetto anormale per il rapporto sessuale (pedofilio, feticismo, necrofilia); nel secondo gruppo non è tanto l’oggetto di scelta che appare anomalo quanto la finalità e la modalità del rapporto stesso (voyeurismo, esibizionismo, sadismo, masochismo).
Da un punto di vista sociologico alcuni comportamenti sessuali vengono qualificati come devianti perché contrari alle norme del costume e della morale del tempo (omosessualità, pedofilia, incesto, poligamia, la maternità di una nubile).
Dal punto di visto giuridico, certi tipi di perversione hanno un interesse criminologico diretto perché implicano inevitabilmente la commissione di delitti, come nel reato di atti osceni, corruzione di minorenni nell’esibizionismo.
In caso di concomitante infermità mentale, la condotta sessuale anomala non è che un sintomo della malattia; ad es. la pedofilia del ritardato mentale è la conseguenza dell’incapacità a conquistare un partner adulto per cui la sua attenzione viene rivolta verso obiettivi più facili come i bambini.

giovedì 3 settembre 2009

TEORIE

Il fumo non nuoce gravemente alla salute... degli schizofrenici


giovedì, 23 ottobre 2008

No, non è una strategia di marketing che apparirà sui pacchetti di sigarette. Invece è ciò che emerge da recenti studi per chiarire la relazione benefica tra fumo di sigaretta e schizofrenia. Infatti Alessandro Guidotti e i suoi collaboratori dell'Università dell'Illinois a Chicago (http://www.uchicago.edu/) hanno recentemente pubblicato uno studio sui Proceedings of the National Academy of Sciences (http://www.pnas.org) in cui evidenziano la connessione tra nicotina e progressione della malattia.

La schizofrenia è una malattia cronica che colpisce l'1 per cento della popolazione mondiale e provoca allucinazioni, deliri e una serie di gravi disturbi cognitivi. Una delle ipotesi sull'insorgenza della malattia è una riduzione di un neurotrasmettitore molto importante nel cervello, il GABA (acido gamma amino butirrico). Studi passati hanno confermato che la mancanza dell'effetto inibitore di questo neurotrasmettitore provoca disfunzioni nella regolazione della trasmissione degli impulsi nervosi, determinando così stati allucinogeni e disturbi del pensiero. Altri studi hanno invece dimostrato la presenza di strutture sensibili alla nicotina proprio sul GABA stesso.

Alessandro Guidotti ha notato l'abuso di fumo di sigaretta da parte di pazienti schizofrenici (quasi 4 pacchetti al giorno) e ha voluto spiegare come questo sia in realtà un comportamento di automedicazione. Somministrando nei topolini della nicotina, i ricercatori si sono accorti che c'è un incremento della produzione del GABA di solito carente e di conseguenza una probabile riduzione dei sintomi della malattia. Le ricerche hanno anche dimostrato che, bloccando le strutture sensibili alla nicotina, quest'effetto inibitorio del neurotrasmettitore svanisce.

Tutti i dati raccolti spiegano quindi come il paziente possa trarre un effetto benefico dall'incessante consumo di sigarette e inoltre, come spiega la psichiatra Francine Benes, della Harvard University (http://www.harvard.edu/), lo studio approfondito del sistema del GABA può portare alla scoperta di nuovi trattamenti della malattia derivati proprio dalla nicotina.

(Lau.Ram.)

Connessione tra la schizofrenia e il diabete e Marijuana


Quando una persona consuma marijuana o cannabis, potrebbe aumentare il rischio di malattie psicotiche come la schizofrenia in questa persona.

In tempi recenti, dopo diverse ricerche, un possibile collegamento è stato stabilito tra la schizofrenia, il diabete e la marijuana. Ci si potrebbe chiedere se queste tre condizioni coincidere o come sono interconnesse le une alle altre.

Per quanto riguarda la schizofrenia e la marijuana andare, è stato accertato che la persona di marijuana espone al rischio di schizofrenia e, se utilizzato per un lungo periodo di tempo, la persona può soffrire di questo disturbo. Marijuana provoca allucinazioni in cui la persona comincia udienza, e di vedere cose che non esistono. A volte si sentono anche voci e odore cose che non esistono. Questi tipi di allucinazioni sono comuni in una persona affetta da schizofrenia.

Per la schizofrenia e la marijuana, uno è la causa e l'altro è il risultato. E 'stato trovato che le persone che consumano marijuana prima relazione di sintomi schizofrenici e anche la relazione dei sintomi del diabete. Quindi non vi è un possibile nesso che collega la marijuana per il diabete. Costante del consumo di marijuana può portare al diabete e può anche portare alla schizofrenia.

La maggior parte degli effetti indesiderati sono visto nelle persone che sono tossicodipendenti e che presentano sintomi schizofrenici e sintomi che sono simili ai sintomi del diabete. Tuttavia, non vi è alcuna prova che potrebbero causare o il diabete. Esiste un nesso tra le due condizioni e la marijuana può essere la causa comune per entrambi.

Marijuana ha effetti negativi sulla propria salute e su questo l'uso prolungato potrebbe portare a diverse complicazioni del diabete e la schizofrenia.

Famous People who had and have Schizophrenia


John Nash - (born June 13, 1928) John Nash is an American mathematician working in differential geometry, game theory and partial differential equations. A hollywood movie has been made representing Nash, the movie itself name "A beautiful Mind" which was later nominated for 8 Oscars. The movie was based on his mathematical genius and his struggle with Schizophrenia. Nash would conduct scientific experiments in his room at a young age and would prefer to work alone. He was often rejected by his classmates and would most of the time laugh it off with practical jokes and intellectual superiority. He would see everyone elses daily activities as a distraction to his scientific work. Nash was awarded the John von Neumann Theory Prize for his invention of non-cooperative equilibria, now called Nash equilibria. Between 1945 and 1996 he had published a total of 23 scientific studies.

Eduard Einstein - (28 July 1910 – 25 October 1965) Eduard Einstein was extremely intelligent and always surpassed other students in school. Throughout his youth Eduard wanted to be a psychoanalyst but was afflicted with schizophrenia by the age of 20 which leaded him to be institutionalized several times. He died in an asylum at age 55 from the disease and his family lineage has been used to raise public awareness of schizophrenia.

Syd Barrett - (6 January 1946 – 7 July 2006) Syd was an English artist, songwriter, guitarist and artist being in the renowned rock band of Pink Floyd. He left the band in 1968 while many told stories of him having mental illnesses during his hard drug abuse. He eventually suffered a severe burnout and cut out all social aspects of his life while remaining in constant isolation. With time Barrett stopped contributing to music and would not like people mentioning his past with Pink Floyd.

Jack Kerouac - (March 12, 1922 – October 21, 1969) Jack Kerouac was an American novelist, poet, writer and artist responsible for very popular work that recieved little critical acclaim during his lifetime. He inspired many other novelist and artists such as The Beatles, Tom Robbins and Bob Dylan. Kerouac did not learn English until the age of 6 and spoke only french. He has written a few unpublished books in his native language and it is said that he originally started writing "On The Road" in French. Kerouac was later arrested as an accessory in the murder of David Kammerer, who had been stalking Kerouak's friend Lucien Carr.

James Beck Gordon - (Jim Gordon) - (born in 1945) James is an American Recording Artist, Songwriter and Grammy Award winning Musician. Being one of the most requested session drummers in the late 1960's and 1970's. James is now incarcerated in Atascadero State Hospital after killing his mother following a demand from one of the voices in his head. He was sentenced to 16 years to life in prison, he was diagnosed with Schizophrenia during the trial.

Charles "Buddy" Bolden - (September 6, 1877 – November 4, 1931) While there is substantial first hand oral history about Buddy Bolden, facts about his life continue to be lost amongst colourful myth. Stories about him being a barber by trade or that he published a scandal-sheet called the "Cricket" have been repeated in print despite being debunked decades earlier. He was known as King Bolden and a king of Jazz, and his band was a top draw in New Orleans from about 1900 until 1907.

Antoin Artaud - (born September 4, 1896, in Marseille; died March 4, 1948 in Paris) Artaud's parents were of Greek origin (Smyrna), and he was much affected by this background. Although his mother had many children, only Antoine and two siblings survived infancy. At the age of four, Artaud had a severe attack of meningitis. The aftereffects of this virus presumably gave Artaud a nervous, irritable temperament throughout adolescence. He also suffered from neuralgia, stammering and severe bouts of depression. As a teenager, he was allegedly stabbed in the back by a pimp for apparently no reason, similar to the experience of playwright Samuel Beckett.

Lionel Aldridge - (February 14, 1941 – February 12, 1998) played American football professionally as a defensive end on the historic Green Bay Packers teams of the sixties.After retiring, Aldridge worked as sports analyst in Milwaukee until manifesting a mental illness called paranoid schizophrenia during the early seventies. "There was extreme paranoia and irritability and it was difficult for me to get along with others. I was unable to work. It was a rough setting" Lionel explained. After 10 years of being untreated and several years of being homeless Lionel finally fought the illness when he accepted to find a treatment with the help of some of his friends.

Peter Green - (born 29 October 1946) Guitarist for the band Fleetwood Mac. Green played lead in Peter Bardens' band, Peter B's Looners, in 1966. After a three month stint, he had the opportunity to fill in for Eric Clapton in John Mayall & the Bluesbreakers for three gigs. Upon Clapton's permanent departure not long after, he was hired full-time. Green has been institutionalized in the past with psychological problems and he underwent electro convulsive therapy in the mid-1970s. Many sources attest to his lethargic, trance like state during this period. In 1977, he was arrested for threatening his accountant, Clifford Davis, with a rifle, but the exact circumstances are the subject of much speculation, the most popular being that Green wanted Davis to stop.

Mary Todd Lincoln - (December 13, 1818 – July 16, 1882) Mary Todd was the wife of America's 16th President Abraham Lincoln and was the first lady of the United States. Abraham Lincoln always pursued his increasingly successful career and Mary Todd Lincoln was well educated and she shared the same fierce ambitions. In February 1862 her son Willie died at the age of 11 years old. After his death Mary spent a considerable amount of money to pay for mediums and spiritualists to try and contact her dead son, spending a lot of money the family did not have. She was known to suffer fro Schizophrenia.

Joe Meek - (born 5 April, 1929 in Newent, Gloucestershire - 3 February 1967 in London) Joe Meek was a pioneering English record producer and songwriter acknowledged as one of the world's first and most imaginative independent producers. Meek was obsessed with the occult and the paranormal, especially the idea of the "other side". He sometimes used to set up tape recorders at graveyards to try and hear the voices of the dead, at one point he claimed that a cat that was recorded was actually imitating a human's voice calling for help. Another time Meek claimed that that the late American rocker Buddy Holly had tried to communicate with him in dreams. Joe Meek was known to suffer of Schizophrenia.

Andy Goram - (born April 13, 1964) Andy Goram is a former professional footballer who played as a goalkeeper. Also a cricketer, Goram represented the Scottish cricket team four times: twice (1989 and 1991) in the annual first-class game against Ireland and twice (again in 1989 and 1991) in the NatWest Trophy. Goram has faced accusations of sectarianism. He attracted publicity for sporting a black armband at a match in 1997 after the murder of the Loyalist paramilitary Billy Wright. Andy Goram's ex-wife, Tracey, once released a photograph of him in a bar holding a flag of Northern Irish Loyalist group the UVF. After it was reported in the press that Goram had a mild form of schizophrenia, fans responded with a chorus of "Two Andy Gorams, there's only two Andy Gorams". This chant quickly gained popularity, and became the title of a book documenting humorous football chants.

Tom Harrell - (born June 16, 1946) Tom Harrell is a renowned American post bop jazz trumpeter and composer. However he has a disability which profoundly affects his life away from the stage. He suffers from paranoid schizophrenia. On stage he stands away from the microphone, off to the side, his head bowed and his hands clutching his trumpet. When called upon to play, he walks slowly to the microphone, head still lowered, raising it only to play. When finished, he bows his head and resumes his original place.

Alexander "Skip" Spence - (April 18, 1946 – April 16, 1999) Alexander Spence was a musician, singer and songwriter. Spence's past is unhappy; he was diagnosed as suffering from schizophrenia, was an alcoholic and lived as a derelict on the streets of Santa Cruz, although reports suggest that he had finally managed to stop drinking a few years before his death from cancer on Friday in a Santa Cruz hospital. A Tribute to Alexander "Skip" Spence, an album featuring contributions from R.E.M., Robert Plant, Tom Waits, Beck, and many others, was released a few weeks after his death.

Meera Popkin - A star of Cats and Miss Saigon on Broadway and in London's West End was diagnosed with schizophrenia. Her life went from center stage and limos to waiting tables at Wendy's, but she's now back and is doing well. "I've had quite a year. I thought the highlight would be getting married. I thought the highlight would be having my baby girl. Now it looks like the highlight is being completely recovered from schizophrenia. Did I ever have it? Was I misdiagnosed? Am I the one in a thousand that recovers from this illness? These are the questions my doctor is asking."

Bob Mosley - Singer/songwriter and bassist James Robert Mosley was born December 4, 1942, in Paradise Valley, CA, and spent his teens playing in a number of garage combos, including the Misfits, the Strangers, and the Frantics. The Frantics eventually morphed into Moby Grape, and with a lineup of Bob Mosley, Peter Lewis, Skip Spence, Don Stevenson, and Jerry Miller, the band recorded the brilliant but ill-fated Moby Grape album, released by Columbia in 1967. In 1969 Mosley joined the U.S. Marines, making it through basic training, only to be diagnosed as a paranoid schizophrenic . Bob Mosley descended into schizophrenia and was homeless in the mid-1990s. But he rejoined the band for its previous New York show in August 1997.

Roger Kynard - Roky Erickson (born Roger Kynard Erickson on July 15, 1947) is an American singer, songwriter, harmonica player and guitarist from Texas. He was a founding member of the 13th Floor Elevators and pioneer of the psychedelic rock genre. In 1968, while doing a stint at Hemisfair, Erickson started speaking nonsense. He was diagnosed as a paranoid schizophrenic and sent to a Houston psychiatric hospital, where he involuntarily received electroconvulsive therapy.

Vaclav Nijinsky - Vaslav Fomich Nijinsky (March 12, 1889 – April 8, 1950) was a Polish ballet dancer and choreographer. Nijinsky was one of the most gifted male dancers in history, and he became celebrated for his virtuosity and for the depth and intensity of his characterizations. He could perform en pointe, a rare skill among male dancers at the time (Albright, 2004) and his ability to perform seemingly gravity-defying leaps was also legendary. Nijinsky had a nervous breakdown in 1919 and his career effectively ended. He was diagnosed with schizophrenia and taken to Switzerland by his wife where he was treated by psychiatrist Eugene Bleuler. He spent the rest of his life in and out of psychiatric hospitals and asylums.

Rose Williams - Sister of Tennessee Williams. Tennessee was close to his sister Rose, a slim beauty whose sad life had perhaps the greatest influence on him. She was diagnosed with schizophrenia at a young age. As was common then, Rose was institutionalized and spent most of her adult life in mental hospitals. When therapies were unsuccessful, she showed more paranoid tendencies. In an effort to treat her, Rose's parents authorized a prefrontal lobotomy, a drastic treatment that was thought to help some mental patients who suffered extreme agitation. Performed in 1937 in Washington, D.C., the operation went badly. Rose was incapacitated for the rest of her life.

mercoledì 2 settembre 2009

DROGA


Figli Le Psicosi indotte: Tossicodipendenza

Claudio invece è tornato a casa alle cinque del mattino. Ne è nata una discussione e il padre gli ha detto che non avrebbe più avuto la macchina. Lui ha sfasciato la casa e ha cercato di picchiare i genitori. Era sabato. Claudio era reduce dallo sballo di alcol e sostanze del venerdì sera. Lunedì ha ripreso i modi di un ragazzino normale. …Mania di persecuzione, allucinazioni, deliri, scoppi di violenza. Sintomi psichiatrici, ragazzi fuori di testa, è l'identikit del consumatore del 2000, sotto gli effetti delle nuove droghe...Oggi c'è una quota consistente di consumatori che mostra un disagio mentale, vere e proprie psicosi in forma più o meno grave. Il dato però è legato soprattutto alla cocaina e alla poliassunzione, l'utilizzo di droghe diverse (e di alcol) entrato in modo massiccio nelle abitudini dei giovani...passa con grande facilità dal 'fumo' all'ecstasy, alla cocaina, persino al Viagra e all'eroina (in genere inalata o fumata, perché c'è un vero orrore per il buco), usata come un calmante, quando il mix degli euforizzanti diventa esplosivo..."Siamo convinti che dietro a tanti episodi di violenza ci sia la poliassunzione che annulla il senso del limite e il principio di realtà, aumentando la sensazione di onnipotenza". .. Gare in auto, incidenti stradali inspiegabili, guida spericolata, delitti in famiglia o tra coetanei per motivi banali...Così i consumatori si sono abituati ad alternarli agli psicostimolanti. L'uno medica gli effetti negativi dell'altro". ..Arrivano da noi genitori spaventati che ci portano figli dai comportamenti trasformati, persone con cariche di aggressività che durano 24-48 ore. È il risultato del fine settimana di trasgressione. Poi il fenomeno rientra. Molte volte il lunedì tornano a essere i ragazzi di prima.. Nessuno è in grado di dire con certezza quale sarà l'evoluzione di quel disagio o di quella violenza nel lungo periodo. Il lieto fine non è assicurato"…"Studi molto accurati ci dicono che in certi casi il problema psichiatrico è la premessa, la precondizione che spiega il ricorso alle sostanze. Una sorta di autoterapia messa in atto istintivamente dal soggetto per compensare il suo stesso malessere. Col risultato di ottenere l'effetto contrario: far emergere il disturbo di partenza, toglierlo dalla latenza. Ecco, questo è un caso. Ma non l'unico. Esiste una percentuale di consumatori che sviluppano psicosi indotte dalla droga, non solo quella sintetica, come si pensa. La cocaina è fra le più pericolose. Come il mix di cui fanno uso gli utenti poliassuntori... In certi casi le conseguenze sul cervello sono permanenti"….

Figli Le Psicosi indotte: Tossicodipendenza
ALLARME STUPEFACENTI Droga cocktail killer Non solo cocaina. Ma anche fumo, ecstasy e eroina. Tutto mescolato. È la nuova frontiera della dipendenza. E di sempre più gravi danni psichici

FONTE Paola Cascella DA L’ESPRESSO

Luca è convinto di essere continuamente osservato dall’occhio nascosto di minuscole microspie piazzate un po’ dappertutto. Anche nei congegni delle casse della filodiffusione che manda musica soffusa nella sala d’aspetto dello psichiatra. Ci va da quando, mentre viaggiava per Roma, ha messo in subbuglio tutto il Pendolino: diceva che nella locomotiva c’era un dirottatore. Solo da poco ammette di aver fatto uso di sostanze. L’ultima è la chetamina, che dà una forte sensazione di separazione del corpo dalla mente. E su tempi lunghi provoca allucinazioni e psicosi.
Claudio invece è tornato a casa alle cinque del mattino. Ne è nata una discussione e il padre gli ha detto che non avrebbe più avuto la macchina. Lui ha sfasciato la casa e ha cercato di picchiare i genitori. Era sabato. Claudio era reduce dallo sballo di alcol e sostanze del venerdì sera. Lunedì ha ripreso i modi di un ragazzino normale. …

La depressione maggiore e la depressione mascherata, più pericolosa la seconda perché difficilmente valutabile e per la quale non si ricorre a cure specialistiche, atteggiamenti ossessivi e rituali, convinzioni personali e religiose, schizofrenia, disturbi bipolari, disturbi del sonno, con inversione del rapporto sonno veglia…

Tossicodipendenze e alcoolismo che accentuano il disagio sociale e l’isolamento.

Cambiamenti del tono dell’umore improvvisi, l’allontanamento improvviso dagli amici e dalla famiglia, cambiamenti improvvisi della alimentazione e del peso. L’anoressia….

Atteggiamenti di inanizione, apatia, di taedium vitae, sensi di colpa, solitudine, mancanza di rapporti sociali ed affettivi. Atteggiamenti aggressivi con esplosione di rabbia improvvisa. La manifestazione di idee suicide.

http://guide.supereva.it/psicoterapia_ericksoniana/interventi/2004/11/182567.shtml



Mania di persecuzione, allucinazioni, deliri, scoppi di violenza. Sintomi psichiatrici, ragazzi fuori di testa, è l’identikit del consumatore del 2000, sotto gli effetti delle nuove droghe. Una fisionomia che sta rapidamente sostituendo il vecchio profilo dell’eroinomane anni ‘70. “Di questi casi ne vediamo sempre più spesso”, dice Alessandro Dionigi, psicopedagogista del centro Il Pettirosso di Bologna affiliato alla Fict (Federazione italiana comunità terapeutiche), 50 strutture in tutta Italia. “Oggi c’è una quota consistente di consumatori che mostra un disagio mentale, vere e proprie psicosi in forma più o meno grave. Il dato però è legato soprattutto alla cocaina e alla poliassunzione, l’utilizzo di droghe diverse (e di alcol) entrato in modo massiccio nelle abitudini dei giovani. Così siamo noi per primi a chiedere di essere affiancati dallo psichiatra”. …

Il cocktail di sostanze, dagli effetti spesso contrastanti, è l’ultima frontiera del divertimento delle nuove generazioni. Il poliassuntore tipo ha un’età tra i 17 e i 23 anni e passa con grande facilità dal ‘fumo’ all’ecstasy, alla cocaina, persino al Viagra e all’eroina (in genere inalata o fumata, perché c’è un vero orrore per il buco), usata come un calmante, quando il mix degli euforizzanti diventa esplosivo. Spesso è lo stesso pusher a consigliarla insieme all’ecstasy. Accanto a queste droghe ’storiche’, lo speed, il popper, la chetamina, la salvia divinorum, i funghi allucinogeni. E su tutto l’alcol in grandi quantità. Il nuovo consumatore è perfettamente informato sulla chimica delle sostanze, sui principi attivi, sugli effetti. Così informato da essere capace di prepararne alcune. Magari pasticciando la polvere bianca con l’ammoniaca o il bicarbonato. “Gli effetti delle mescolanze sono devastanti”, spiega Dionigi: “Siamo convinti che dietro a tanti episodi di violenza ci sia la poliassunzione che annulla il senso del limite e il principio di realtà, aumentando la sensazione di onnipotenza”. ..


Gare in auto, incidenti stradali inspiegabili, guida spericolata, delitti in famiglia o tra coetanei per motivi banali: eppure sui poliassuntori i dati sono scarsi perché, dice Gilberto Gerra, componente del Comitato scientifico dell’Osservatorio permanente sulla droga del ministero del Welfare e membro dell’organismo delle Nazioni Unite che si occupa del controllo sulle sostanze, “ci sono molti modi di leggere il fenomeno. È certo però che in Europa, dove fino a ieri erano di moda i depressori, oggi la poliassunzione è in grande crescita, come se tutti volessero assaggiare tutto. Il mercato poi offre qualsiasi cosa. E c’è anche un’altra spiegazione: l’utilizzo di più sostanze con le stesse caratteristiche porterebbe effetti nefasti. Sommare depressori significa andare in coma. Così i consumatori si sono abituati ad alternarli agli psicostimolanti. L’uno medica gli effetti negativi dell’altro”. ..


Se si sa tutto sulle caratteristiche delle droghe, poco si sa sulla loro reale pericolosità. Un esempio: l’alone di indulgenza che accompagna la cocaina. “Siamo invasi dalla cocaina che continua a passare per una sostanza ricreazionale, quasi positiva”, dice Gerra: “L’informazione su questi temi arriva con un ritardo di quattro, cinque anni. Ed è un di sastro, perché stiamo assistendo a una emergenza”.

Qualche dato. Dalla relazione parlamentare dell’Osservatorio del Welfare emerge che nel 2003 sono state 14.087 le persone che rivolgendosi ai servizi pubblici italiani hanno dichiarato di aver fatto uso soprattutto di cocaina. Nel 2002 erano 10.625, nel 2001, 8.402, nel 2000, 7.701. L’incremento è dell’82 per cento in quattro anni. Altro dato da non sottovalutare è che per questi consumatori, la cocaina è la ‘droga del cuore’, la preferita, ma non l’unica. I 14 mila censiti nel 2003 dichiarano di usarla in via primaria, ma non esclusiva. Per esempio c’è anche chi la consuma insieme al metadone. Dice Dionigi: “Arrivano da noi genitori spaventati che ci portano figli dai comportamenti trasformati, persone con cariche di aggressività che durano 24-48 ore. È il risultato del fine settimana di trasgressione. Poi il fenomeno rientra. Molte volte il lunedì tornano a essere i ragazzi di prima. Ma intanto occorre un supporto psichiatrico”. Anche perché, le previsioni sul domani sono difficili: “Nessuno è in grado di dire con certezza quale sarà l’evoluzione di quel disagio o di quella violenza nel lungo periodo. Il lieto fine non è assicurato”…

QUAL’E’ L’ANTICAMERA DEL SUICIDIO?

E’ sicuramente l’isolamento interiore totale ed assoluto, ed il desiderio progressivo ed inalienabile di porre fine a questa solitudine.

E’ la terza causa di morte nei giovani in Italia, preceduta da quella per malattie e da quella per incidenti stradali.

Magari non succede nulla, finchè un evento scatenante fa precipitare all’improvviso la situazione, che era già in equilibrio precario.

Ciò che fa precipitare le cose può essere anche un evento relativamente normale che si inserisce in una situazione psichica di sofferenza in cui la soglia delle percezioni che causano dolore e sofferenza interiore è abnormemente abbassata.

http://guide.supereva.it/psicoterapia_ericksoniana/interventi/2004/11/182568.shtml

Un altro dubbio ancora irrisolto riguarda l’origine della psicosi. Per alcuni la droga, soprattutto il cocktail fra droghe diverse, fa emergere disturbi che preesistono. Non crea, quindi, ma si limita a mettere in luce forme che probabilmente fino a quel momento erano rimaste sotto traccia. Si può essere certi che senza quel detonatore non sarebbero mai esplose? “Nessuna prognosi seria può rispondere a questa domanda”, avverte Maurizio Coletti, psicologo e presidente di Itaca, associazione europea degli operatori della tossicodipendenza: “Studi molto accurati ci dicono che in certi casi il problema psichiatrico è la premessa, la precondizione che spiega il ricorso alle sostanze. Una sorta di autoterapia messa in atto istintivamente dal soggetto per compensare il suo stesso malessere. Col risultato di ottenere l’effetto contrario: far emergere il disturbo di partenza, toglierlo dalla latenza. Ecco, questo è un caso. Ma non l’unico. Esiste una percentuale di consumatori che sviluppano psicosi indotte dalla droga, non solo quella sintetica, come si pensa. La cocaina è fra le più pericolose. Come il mix di cui fanno uso gli utenti poliassuntori”. Qual è il futuro dei ragazzi di questa seconda tipologia? “Molto dipende dal tempo e dalle quantità di sostanze utilizzate. In certi casi le conseguenze sul cervello sono permanenti”….

Un altro campanello d’allarme viene dall’Osservatorio epidemiologico sulle dipendenze dell’Ausl di Bologna. Uno studio negli ospedali pubblici e privati convenzionati del capoluogo e della provincia bolognese dice che in quattro anni, tra il 2000 e il 2003, 1.137 giovani (età media 35 anni) hanno avuto bisogno del ricovero per problemi legati all’uso di stupefacenti (cocaina soprattutto, ma anche cannabinoidi, barbiturici e allucinogeni), uno su cinque per abuso senza dipendenza, il 7 per cento per psicosi indotte da droghe: astinenza, sintomi paranoici, allucinazioni, deliri, perdita della memoria, demenza. Dice il responsabile dell’Osservatorio, Raimondo Pavarin: “Bisogna tener conto che la maggior parte dei ricoveri avviene d’urgenza, quando il problema diventa grave. Altrimenti difficilmente c’è un ricorso alla struttura medica. Questo fa capire che esiste un sommerso che sfugge a ogni statistica”. …

Per chi ha bisogno di aiuto e non può contare su proprie disponibilità economiche, il panorama è difficile, quasi un deserto. Le strutture pubbliche sono impreparate alle nuove richieste. Che comunque arrivano con molta difficoltà perché il cocainomane, soprattutto se adulto e bene integrato, fatica a riconoscersi come tossicodipendente e a venire allo scoperto. Come del resto il poliassuntore.
“I servizi sono tarati sull’eroinomane”, racconta Dionigi. Da cinque anni il Pettirosso ha in piedi il progetto Narciso interamente rivolto a chi si vuol liberare dalla cocaina, e il progetto Icaro per i poliassuntori. E aggiunge: “Riceviamo persone da tutta Italia. Le risorse però sono quello che sono, la solita coperta corta per tutti. A volte è il Sert che ci invia un cocainomane da inserire nel programma. Vuol dire che la retta in comunità sarà a carico della struttura pubblica. Altre volte, magari un altro Sert, dice no perché l’emergenza continua a essere considerata soltanto quella del tossicodipendente classico, l’eroinomane. E noi in alcuni periodi, come quello attuale, non ce la facciamo con le nostre forze. Allora il cocainomane resta fuori. Ma il collega del Sert è frustrato quanto me. Non è una guerra fra straccioni”. Dice Gerra: “Le strutture pubbliche non sono attrezzate per le nuove droghe, per la cocaina e i poliassuntori che richiedono l’intervento di figure diverse. Spesso non hanno neppure la consapevolezza di quel che succede fuori. Si sono adattati alla marginalità, i punk a bestia, gli eroinomani storici, quelli che sono a metadone. Mentre i profili dei consumatori odierni sono i più vari e per questo occorrerebbero setting nuovi, differenziati. I Sert dovrebbero rivedere persino la loro immagine, perché la nuova utenza ha bisogno di attrattive anche esteriori per superare la tradizionale diffidenza”. ..

Prigionieri degli incubi

Gli effetti paranoidi raccontati da due giovani

Di sé dice: “Adesso va bene. Non sto più ‘in finestra’”. Che significa? “È la sindrome Pantani. Chi usa cocaina la conosce bene. Diffida di tutti, pensa che vogliano portargli via la droga, che gli faranno del male, lo uccideranno. Allora si barrica dentro. E sta ‘in finestra’, dietro le persiane a spiare chi viene. Magari con un coltello in mano, per difendersi”. Luigi ha 30 anni. Dopo le canne e l’ecstasy del fine settimana, è approdato alla cocaina inalata. E sette anni fa ha cominciato a ‘basare’, a fumare cocaina pura (free base). “Lì è iniziato il casino”, racconta: “Ansie, fastidio per i rumori, paura degli scricchiolii, sintomi paranoici. Ci sono caduto dentro un po’ alla volta, senza neanche accorgermene. Poi un giorno mi sono reso conto che stavo veramente male”.
La ragazza di Roberto aveva una gemella e lui si convinse che stava aiutando la sorella a derubarlo. “Eravamo soli in casa. Io la guardavo e pensavo non è lei, è l’altra. Si fa sostituire, si scambiano le parti, perché così riesce a portarmi via tutta la coca. Mi vogliono fregare. Forse hanno già preso i gioielli di mia madre”. L’episodio della gemella è stato il primo campanello d’allarme per Roberto: “Non sapevo bene cosa pensare, ma mettevo in conto che potesse essere una mia paranoia”. Poi sono arrivate altre paure, altre angosce. “Ero sicuro di essere seguito. Allora facevo tre giri dell’isolato prima di tornare a casa. In macchina guardavo sempre nello specchietto. Ecco la polizia, ecco, adesso mi prendono, pensavo”. Roberto arrivava persino a immaginare apparecchiature futuribili costruite appositamente per portargli via la droga. “Quando mi trovavo con qualche amico a fumare la coca a casa di qualcuno che ci ospitava in cambio di un po’ di polvere, ero sempre convinto che ci fossero dei congegni programmati apposta dall’esterno per far evaporare e attirare la droga. Un meccanismo speciale che funzionava col calore e poteva sollevare la sostanza senza che nessuno se ne accorgesse, portandola via”. Roberto ha passato alcuni mese in comunità al Pettirosso di Bologna. È stato inserito nel progetto Narciso costruito apposta per i cocainomani. Si è liberato dei fantasmi, non sta più ‘in finestra’. Alla fine dell’estate è tornato a casa.
Dopo il rifiuto, ha vagato senza meta fino a quando
i carabinieri non lo hanno trovato davanti a un ospedale

un mercoledi'


Danni alla salute da derivati della Cannabis

Giuseppe R. Brera (a cura di)

1) INDUZIONE DELLA SCHIZOFRENIA DA DERIVATI DELLA CANNABIS

Gli articoli esaminati mostrano senza ombra di dubbio,da un punto di vista clinico ed epidemiologico e transculturale che :

a) l'uso della cannabis induce una psicosi schizofrenica (1)(2)(3)(4)(5) ed aggrava il decorso di tale patologia (6)(7)

b) che un consumatore di derivati della cannabis rischia 6 volte più di un non consumatore di divenire schizofrenico; tale rischio è proporzionale alla frequenza del consumo Un consumatore di derivati della cannabis che dichiari d'avere fatto uso almeno una volta di derivati della cannabis,rischia 2,5 volte più di un non consumatore di divenire schizofrenico.Il consume della cannabis appare un fattore di rischio indipendente,per l'esordio di una psicosi. (8)

c) che il consumo della cannabis indipendentemente dalla dose può indurre una psicosi che viene discussa come una psicosi specifica da cannabis (Cannabis Induced Psychosis) o come "Drug induced psychosis". (9)(10)

d) che i derivati dalla cannabis hanno un azione psicodislettica provocando fenomeni allucinatori (11)(12)